Non profit

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Analisi dei non profit.

Nella nostra veste di tutori degli utenti e prima ancora come cittadini, ci domandiamo come vengano amministrati i soldi che versiamo per imposte e tasse. Infatti se per fare analisi routinarie, quelle che più o meno facciamo tutti, ogni anno, andando in un laboratorio privato si può spendere la metà che andando in un ambulatorio pubblico, perché mai il cittadino non dovrebbe risparmiare, dati i tempi? E ci domandiamo ancora, perché siamo notoriamente malevoli, questi laboratori non profit dovranno pure pagare l’affitto, il personale, corrente elettrica, telefono e varie e come se la cavano facendo pagare all’utente la metà di ciò che fa pagare il servizio pubblico? E qui c’è qualcosa che non torna.
Abbiamo degli imprenditori le cui capacità manageriali dovrebbero mettere in seria difficoltà i nostri amministratori regionali, oppure questi imprenditori hanno dei ritorni di altro tipo e quindi oltre alle indubbie capacità c’è dell’altro che ci sfugge?
Perché chiamiamo dall’America Cottarelli (che però poi cacciamo perché è troppo coscienzioso) e non ci avvaliamo dei nostri imprenditori che, a quanto pare, i conti li sanno fare e sembra benissimo?
Ora i casi sono due: o mandiamo a casa gli amministratori che non sanno amministrare oppure ci facciamo spiegare da questi imprenditori come fanno a far quadrare i conti. Se questi imprenditori ci dessero risposte convincenti, il saluto a Cottarelli con un “stai sereno” avrebbe una sua ratio. Altrimenti ci sarebbe di che preoccuparsi.

Sembrerebbe che il non profit o onlus o quant’altro, abbiano delle zone d’ombra che la Furlanetto ha ben sottolineato in uno dei suoi scritti (L’industria della carità) e che ci lasciano perplessi e anche tanto, sulla limpidezza di queste gestioni moderne. La riflessione è certamente dettata dal nostro limite intellettuale.
Ci caliamo però nel ruolo di cittadino elettore e ci poniamo queste domande: io devo votare soggetti che non sanno neppure far di conto come il più modesto conduttore familiare, oppure mi ribello e chiedo conto del loro modus operandi in modo pressante e senza consentire scappatoie facili?
Quando le strutture sanitarie divennero “aziende” ci contrabbandarono la geniale soluzione come la panacea di tutti i mali. Le magagne uscirono pian piano e ora anneghiamo in questo mare di guai. E cominciarono da allora a proliferare le onlus, i non profit e via dicendo. Tutto bene, però con molti seri distinguo.
Ma chi ha fatto la genialata dell’aziendalizzazione ha pagato per il macroscopico errore? Ma quando mai. In Italia non esiste il “chi sbaglia paga”. Esiste il “chi paga è quello che ha sempre pagato”. E sarebbe ora di mutar registro: chi sbaglia paghi, chi non sa far di conto si dimetta, chi però vuol fare il furbo capisca che non è cosa: i tempi del “lasciamo correre” sono veramente giunti al capolinea: ora vogliamo veder chiaro in ogni ambito e i cittadini, insieme, possono ottenere molto. Non vorremmo pagare poco ora per pagare di più, in altra maniera, in un prossimo poi.

Movimento per i diritti del malato
Il presidente
(Marisa Clementoni Tretti)

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