Ancora sulle rette nelle RSA o Case di Riposo.
Il Movimento scrive una lettera al Giornale di Brescia.
Da anni stiamo conducendo iniziative informative per ottenere l’applicazione delle leggi vigenti relative al fatto che i parenti degli ospiti nelle RSA non devono integrare la retta. La retta deve essere assolta dal reddito dell’ospite e non da altri. Il motto delle Amministrazioni Comunali è evidentemente “resistere, resistere, resistere”. Non importa se così facendo si mettono letteralmente in croce i parenti: figli, nipoti, cognati e via dicendo costringendoli a pagare il non dovuto. Si attivano atti ricattatori indegni e si agisce sulla debolezza psicologica dei cittadini che, impossibilitati ad accudire in casa l’anziano, soggiacciono alle pressioni.
Pochi giorni or sono l’ennesima sentenza del TAR, questa volta del Veneto, la n. 00950/2011, si esprime nel senso da noi indicato e cita la Legge 328/2000, il Decreto lgs 109/1998 e la Convenzione di New York del 13/12/2006. In sostanza questa sentenza dà ragione ad un cittadino che si è opposto ad un Comune che gli imponeva di integrare la retta per un parente ospite di una RSA.
Ma forse non basta ancora, si vuol dimenticare però che altre battaglie abbiamo vinto sempre chiedendo alle Amministrazioni l’applicazione delle leggi e non a caso ricorderemo il decreto regionale per la gratuità dell’epidurale per le partorienti. Non si può, in pubblico e senza possibilità di replica, dire che la Legge 328/2000 manca dei decreti applicativi, perchè ciò denota scarsa dimestichezza con la materia giuridica o, peggio ancora, volontà deliberata di negare al cittadino i suoi diritti. E’ chiaro che noi continueremo la nostra martellante azione informativa, ma ci sembra che sia venuto il tempo che gli interessati e chi si preoccupa del benessere collettivo, abbiano quel moto di sana ribellione verso chi, conoscendo le leggi, fa di tutto per non applicarle.
E’ dovuto intervenire il Movimento per i diritti del malato perché l’Amministrazione Comunale prendesse coscienza dell’importanza di conoscere i dati sui quali fare delle valutazioni concrete: prima che noi insistessimo per avere tali dati, si navigava a vista. Per ottenere i suddetti dati abbiamo atteso quasi due anni! E per l’ennesima volta torniamo a ribadire che i cittadini meno abbienti devono godere di priorità nel momento dell’appostazione in bilancio delle spese. E’necessario capire se sia meglio spendere per l’assistenza o per altro, certo più gratificante per la società opulenta, ma meno gradito a coloro che con difficoltà riescono a coprire le spese dell’attuale famiglia e non ce la fanno a sopperire anche a quelle della famiglia di provenienza.
Ma quante sentenze ancora dovremo avere, nel senso da noi indicato, perché si smetta di “resistere” e si capisca che in momenti tanto difficili per la nostra gente sarebbe ora di entrare nella legalità? Se già le Amministrazioni operano in stato di illegalità come faranno a chiedere a tutti noi di essere rispettosi delle leggi? Vale forse per loro il leit motiv “fate come dico e non come faccio?”
Ma vi sembra proprio una novità?
Movimento per i diritti del Malato
Il presidente
(Marisa Clementoni Tretti)