Pubblichiamo volentieri la lettera scritta da due medici di medicina generale comparsa sul quotidiano Bresciaoggi a fine ottobre 2010.
A PROPOSITO DI OSTEOPOROSI
Da qualche anno si susseguono di settimana in settimana, a cura di associazioni di malati o società professionali, iniziative e manifestazioni per sensibilizzare il grande pubblico “pubblicizzando” questa o quella malattia,. Oltre a fornire numerose informazioni e suggerimenti pratici, utili sia per i sani che per i malati, queste campagne possono talvolta generare qualche equivoco o aspettative non realistiche per via della molteplicità dei problemi. I messaggi e i risvolti pratici della giornata mondiale dell’osteoporosi saranno efficaci e positivi se riusciranno a fornire al pubblico alcune coordinate per mettere a fuoco il problema, evitando nel contempo di incorrere in alcuni equivoci o in inutili allarmismi data la complessità del problema. Tre sono le distinzioni importanti da tenere ben presente quando si affronta il tema osteoporosi.
1-Per via del passare del tempo una certa riduzione della densità minerale ossea, valutata in rapporto alle medie per sesso ed età, può essere considerata normale e “fisiologica” (è detta osteopenia) e deve essere distinta dall’osteoporosi vera e propria, che per comodità definiamo “patologica” quando la densità dell’osso scende oltre una certa soglia. Insomma “un po’ di osteoporosi” con gli anni è quasi inevitabile, come succede con le rughe o la secchezza della pelle. L’osteoporosi “fisiologica” è influenzata, nel bene e nel male, dalle abitudini e dagli stili di vita (alimentazione corretta, fin dall’infanzia, ed attività fisica costante per tutta la vita) e quindi il suo controllo passa da questi capisaldi della salute e della prevenzione.
2-Per sua natura l’osteoporosi non dà sintomi se non quando interviene una frattura. Pertanto non deve essere confusa con i più frequenti disturbi articolari, ad esempio i dolori dell’artrosi. L’unico obiettivo della “cura” dell’osteoporosi è quello di prevenire le fratture, specie quelle della terza età, a livello della colonna dorso-lombare e del femore, le più dolorose e invalidanti. Pur tuttavia non tutte le fratture di questo tipo sono dovute all’osteoporosi, ma solo quelle che si verificano per piccoli traumi o banali distorsioni.
3-L’osteoporosi “patologica” può iniziare prima della vecchiaia e proprio per questo comporta un rischio di frattura più elevato nel tempo. E’ per lo più correlata ad alcune malattie di base o condizioni fisiologiche che interessano le donne e più raramente gli uomini: patologie delle ghiandole che producono ormoni, malattie reumatologiche, forme di malassorbimento intestinale, uso continuativo di alcuni farmaci e menopausa precoce. Queste patologie sono tanto più a rischio di osteoporosi quanto più insorgono in giovane età. Da qui l’importanza della diagnosi corretta e precoce per la prevenzione delle fratture. Talvolta infatti basta curare la patologia di base, come nel caso dei disturbi dell’assorbimento intestinale di calcio e vitamina D, per risolvere definitivamente e alla radice il problema, senza ricorrere a farmaci specifici. Proprio a questi categorie sono rivolte le maggiori attenzioni del Servizio Sanitario Regionale (SSR), che tutela i malati con la prescrivibilità sia delle indagini diagnostiche appropriate (densitometria della colonna lombare e del femore) sia dei farmaci che contrastano la perdita di massa ossea o ne rafforzano la struttura. Al lato pratico tre sono i gruppi più numerosi esposti al rischio di fratture osteoporotiche: i soggetti affetti da intolleranza al glutine (celiachia), quelli che devono assumere per lunghi periodi farmaci a base di cortisone a dosi elevate e le donne che entrano precocemente in menopausa, cioè prima dei 45 anni, specie se magre e/o fumatrici. Purtroppo chi non rientra in una delle condizioni previste dai LEA regionale (Livelli Essenziali di Assistenza) per la prescrizione della densitometria o nei criteri delle Note AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) per la rimborsabilità di alcuni farmaci dovrà mettere mano al proprio portafoglio se desidera conoscere la densità delle proprie ossa e/o assumere farmaci anti-osteoporosi soggetti a limitazioni prescrittive. Il medico di famiglia e lo specialista convenzionato infatti sono tenuti al rispetto di queste norme vincolanti, pena il rischio di dover rifondere al SSR i danni causati dalle prescrizioni non appropriate. Purtroppo non sempre le iniziative pubbliche di sensibilizzazione si soffermano su questi delicati obblighi prescrittivi, che coinvolgono in prima persona il medico di famiglia e che rischiano di ingenerare equivoci e tensioni con gli assistiti e gli specialisti privati.
Dott. Giuseppe Belleri, Flero
Dott.ssa Adriana Loglio, Brescia
Medici di Medicina Generale