Pensiamo di aver costretto i nostri concittadini, per eccesso di informazione, ad un sorta di sazietà provocata dalle notizie sulla Legge 23/15 di riforma sanitaria per cronici. Riportando il medico di medicina generale al suo ruolo di curante di tutte le patologie, è stata messa una pezza per nascondere lo sbrego. La domanda, che crediamo sia lecito porsi, è questa: per quale motivo non si è avuto il coraggio e la determinazione di far decadere una legge ormai riconosciuta da tutte le parti in causa, come legge sbagliata? Nata male, cresciuta peggio, contrastata dal cittadino che in questa occasione ha dimostrato conoscenza e saggezza.
Non vogliamo infierire nel sottolineare che il costo, che ricade su ogni contribuente lombardo per far funzionare detta riforma, è enorme. Troviamo però inconcepibile che si pensi di rabberciarla in qualche modo con lo scopo di non affossare l’Assessore e di far capire agli estensori della legge, quanto sia importante il ruolo della medicina generale, che nella legge (usando una terminologia elegante) aveva un ruolo gregario.
Sembra che il Servizio Sanitario non regga più e possa andare in bancarotta. Di ciò abbiamo avuto conferma alcune sere or sono nell’incontro con Geddes da Filicaia. Può essere vero, ma occuparsi di appropriatezza di esami e prescrizioni, di evitare la medicina difensiva, di capire dove sono gli sprechi, di informare meglio i cittadini sul tema della salute, cominciando dalle scuole, non sarebbe operazione più saggia che buttare dalla finestra parecchi milioni per una riforma stilata da chi, per fortuna sua, un malato, dobbiamo supporre, non l’ha mai visto e comunque si affiderebbe al privato, e del Servizio Sanitario Nazionale e della Legge 833/78 ne ha vagamente sentito parlare quando, forse, ha fatto l’esame di diritto?
Nei nuovi contratti di lavoro, ora, si inseriscono anche le assicurazioni private, o per meglio dire “ i fondi “, per sopperire alle carenze del Servizio Sanitario Nazionale. Ma chi redige questi contratti e si è sempre vantato di essere di sinistra e di tutelare i lavoratori, se la pone qualche timida domanda, oppure segue l’onda e va bene così e la sinistra è una qualifica obsoleta?
I partiti di opposizione in Regione sostengono di aver fatto “ vera opposizione “. Può essere vero, ma non ci risulta che i cittadini siano stati chiamati nelle piazze a spiegare ciò che stava succedendo. Non ci risulta che si siano occupati gli scranni del Consiglio regionale. E adesso dovremmo essere felici e contenti perché il nostro medico di famiglia si riappropria del suo ruolo? Ma veramente ci hanno preso tutti per bamboccioni? ( Confessiamo che il termine era ben diverso da quello espresso ).
Il Movimento per i diritti del malato ha fatto da subito, cioè dal lontano 2014, opposizione severe a questa legge e continuerà ad esprimerla e ringrazia la delegata del Sindaco di Brescia, Donatella Albini, per aver fatto informazione capillare, almeno a Brescia, sulla sostanza del dettato legislativo e su come liberamente e consapevolmente scegliere se accettarla o meno. Purtroppo era una legge già promulgata e quindi nelle intenzioni era operativa, cioè “ la frittata era già in tavola “.
Ma tant’è, lo sappiamo che i Poteri Forti, qualunque essi siano, hanno sempre la strada in discesa e trovano anche chi, come i medici di medicina generale, accettano il compromesso per non abbandonare i loro cronici ad un destino difficile. Ci domandiamo anche se i concorsi per i Clinical Manager avessero avuto esito positivo, chi si sarebbe preoccupato dei medici di famiglia, del loro ruolo e dei loro assistiti?
Essere obiettivi e senza preconcetti non sempre rende giustizia. Per noi conta relativamente il giudizio di certo Potere, conta moltissimo invece l’opinione dei cronici e di chi li cura davvero, siano essi care giver o medici di medicina generale.
Movimento per i diritti del malato
La presidente
Marisa Clementoni Tretti.
Lettera al Direttore, pubblicata su BRESCIAOGGI il 08.10.2018 e sull’inserto dedicato al Corriere della Sera del Giornale di Brescia.